Si è concluso da pochissimo il Lumen Festival a Vicenza, evento di cui vi avevamo già parlato qui. Ho avuto il piacere di poter seguire i live e fare qualche scatto. Mi sono potuta godere ogni minuto di questa ottava edizione, che ha riportato un briciolo di normalità nelle vite di molte persone. Sono stati quattro giorni intensi, pieni di musica di ogni genere, si sono esibiti artisti ai loro primi live, emergenti locali, ma non solo, e musicisti già consolidati nel panorama musicale italiano. Quattro giorni in un luogo meraviglioso, sul lago di Marola, frazione vicino Vicenza, allo Spark.
La musica è stata protagonista e si è spaziato tra generi musicali diversi. Dal rap e le sue mille sfumature di Mecna, Irbis 37 e gli Psicologi, al rock dei FASK fino alla musica psichedelica e al cantautorato. E molto altro ancora. Un’esperienza bellissima coronata da un paio di sorprese e un’organizzazione impeccabile, che si è trovata ad affrontare nel pieno del festival il cambiamento di gestione dell’evento, tra controlli dei green pass e allestimento di un punto tamponi.
Si può dire che questa edizione del Lumen Festival sia più importante di tutte le altre. E, per quanto sia facile da immaginare, per capire il perché ci viene in aiuto ciò che mi ha detto Matteo Graser, direttore artistico del festival.
L’importanza è che in un periodo storico così dove si son fermati tutti, noi avevamo già da mesi progettato di andare avanti e fare qualcosa. Avevamo bisogno noi di concerti, la gente aveva bisogno di concerti e, nonostante tutto, abbiamo trovato il modo di farli.

DAY 1 del Lumen Festival
Il primo giorno di Festival è cominciato con il live di Sgrò, vincitore (con merito) dell’Underdog Music Contest, lanciato dal Lumen in collaborazione con Snackulture. Lo scopo di questo contest vuole essere quello di scoprire e far emergere artisti locali e lanciarli nella scena musicale italiana. Tra i finalisti non è stato l’unico a esibirsi, ma gli altri nomi li scopriremo più avanti. La serata è andata avanti con l’esibizione di Will, vero e proprio fenomeno musicale dell’internet. Dopo aver portato sul palco di X Factor la sua Estate e aver stupito tutti, proprio questo singolo è diventato virale su Tik Tok, portandolo a ottenere un disco d’oro e superare i 14 milioni di streams su Spotify. Era la sua prima volta su un palco con un pubblico e, devo dirlo, in questi quattro giorni non è stata l’unica volta.
Dopo un po’ di attesa è arrivato il momento degli Psicologi, duo napoletano/romano formato da Drast (Marco de Cesaris, che nasce come produttore) e Lil Kaneki (Alessio Aresu), che ha mandato letteralmente in visibilio tutto il pubblico. Li avevo visti live anche nel 2019, sempre a Vicenza, e non mi avevano entusiasmato molto. Fidatevi, però, questi due anni si sono sentiti tutti. Sono cresciuti moltissimo. Sia a livello musicale (e qui pesano le collaborazioni stellari, tra cui quella con Dardust), sia a livello di performance e di coinvolgimento del pubblico. Chapeau a loro, auguro a questi due ragazzi, che sono ancora giovani (sono, infatti, entrambi classe 2001) e hanno un larghissimo margine di miglioramento, tutto il meglio. Il primo giorno si è concluso senza problemi, nonostante la minaccia temporale che arriva da lontano, con l’afterparty, nell’area lontana da quella dei concerti, a cura di Nicolò Mattioli, punto di riferimento per il clubbing vicentino.
DAY 2 del Lumen Festival
Con il sole ancora alto comincia il secondo giorno di Lumen. L’attenzione è tutta rivolta alla gestione della sicurezza, ma anche agli artisti che popoleranno il palco, questa è la serata di un famoso gruppo di ragazzi di Perugia. Apre le danze Luca Bais, cantautore di Bassano del Grappa di stanza a Milano, che milita nel roster della Sugar Music. Un tuffo all’interno della sua intimità, con le versioni live delle canzoni del suo ultimo EP Apnea e pezzi inediti cantati per la prima volta su un palco. Segue una brevissima esibizione di gIANMARIA, anch’egli uno dei finalisti dell’Underdog Contest, vicentino, che ha già collaborato con BIAS (produttore di Madame) e Movimento (produttore di Nashley e altri artisti locali). Ha sicuramente sorpreso la presenza di Madame nel pubblico, qui per supportare gli artisti, anche amici, che si sono esibiti, ma non solo.
Quando sale sul palco Leon Faun è un’esplosione di energia. Guardandolo muoversi sul palco, cantare e coinvolgere il pubblico, non si direbbe mai che all’attivo abbia solo un disco, C’era una volta, uscito quest’anno. A soli 20 anni e al suo primo tour sembra un veterano: il palco è il suo habitat e si vede e sicuramente aiuta anche il fatto che sia un attore. Il suo disco sta andando veramente bene, così come l’ultimo film in cui ha recitato La Terra dei Figli. Dopo un bellissimo feat. a sorpresa con Madame, passata dagli spalti al palco, e sulla scia di una dedica alla musica dei “grandi” si conclude l’ora scarsa di live dell’artista romano, anche se, lo ammetto, avrei voluto durasse di più. Tutto ciò che è accaduto dopo, però, è un qualcosa di indescrivibile.
Piccola premessa prima di raccontarvi il live dei Fast Animals and Slow Kids. Devo fare un mea culpa: non sono mai riuscita a vederli live pre-covid e questo è un male. Mi hanno tutti raccontato dell’energia, della foga e dell’odio che si muove ai loro concerti e fa male non essere riuscita a vedere tutto questo. Ma sono sicura che prima o poi ci riuscirò. Detto ciò, quello portato sul palco dai FASK è stato un racconto in parole e musica dei loro dieci anni di attività (sì, parlo proprio a voi, ai nostalgici dell’indie: sono passati dieci anni da Cavalli).

Tra momenti commoventi, esilaranti e alcuni aneddoti, i cinque freghi di Perugia hanno raccontato la loro storia, la loro evoluzione, ma soprattutto la loro amicizia. Il loro rock ha lasciato spazio a versioni acustiche riarrangiate, più intime ed emotive. Il tutto, però, si è comunque concluso con Romi che si arrampicava sul palco onorando la migliore delle tradizioni, e un bellissimo abbraccio collettivo. Tutto stupendo, obbligo di lacrime.
Il secondo giorno si chiude con il djset di Alessandro Gaz De Re del From Disco To Disco. Anche oggi pioggia evitata, cuore e testa al giorno 3.
DAY 3 del Lumen Festival
A quanto pare la minaccia cattivo tempo è una costante. Le nuvole hanno fatto guerra col sole per gran parte del mattino, ma non piove, nemmeno una goccia: buona, per citare Giacomo Gelati. Arrivo all’area concerti e vedo di nuovo Madame nel pubblico, assieme a gIANMARIA, Nashley e altri, è proprio bello quando siamo tutti dalla stessa parte. Molti ragazzi e ragazze chiedono loro foto, con dei sorrisi che non vedevo da molto tempo e che solo i festival sanno regalare.
Mentre assisto a tutto questo intenerita, sale sul palco Caleydo, anch’egli al primo live e finalista dell’Underdog Contest, assieme a Movimento, suo produttore. Dopo di lui è il turno di IRBIS 37, (t)rapper milanese, che ha in passato aperto i concerti del tour Ce lo chiede l’Europa di Dutch Nazari ed è stato unico feat. di Frah Quintale nel suo Banzai. Non avevo mai ascoltato nulla di suo, se non qualche singolo, ma mi sono divertita da morire, è stato capace di catapultarci tutti nel suo immaginario eclettico e complesso, che però descrive perfettamente ciò che è la sua musica: una rivoluzione, nel senso che non si categorizza in una sola parola. Bravo, simpatico e disponibile e complimenti anche alla corista, Yara Smedile, ciliegina sulla torta dell’esibizione.
A seguire i Post Nebbia. Già l’anno scorso avevo scritto di quanto mi fossero piaciuti e quanto era stato bello scoprirli all’Anfiteatro del Venda. Ora sono qui per ribadirvi il concetto. Forse un po’ gli outsider di questa serata, unico progetto psichedelico in una line-up dedicata al rap, che poi alla fine è un po’ come si descrivono e si denotano da soli. Hanno portato sul palco tutta l’energia che avevano in corpo, forse pure troppa. Carlo Corbellini, vocalist e leader, a un certo punto ha letteralmente smontato un piatto della batteria preso dall’euforia, ma hanno fatto bene. Dico davvero, recuperatevi tutta la loro discografia e andate a vederli appena possibile: ne vale la pena.
Dopo una pausa spritz ecco che arriva il momento dell’artista di punta: Mecna. La cosa che mi è piaciuta di più del suo live, oltre che all’esibizione in sé, sono state le persone e le loro reazioni. Ancor più della sera prima ho visto persone di tutte le età abbracciarsi, commuoversi e cantare a squarciagola le proprie canzoni preferite. Sono state scene così belle che vederle ad un concerto rap mi ha stranita. Devo confessare che la sua Scusa mi ha smossa: un’interpretazione che ha fatto mettere a nudo l’artista ancora di più rispetto alla versione in studio. Anche il giorno 3 è volto al termine, e l’afterparty è a cura di Nasty Collective. A domani (per l’ultima volta).
DAY 4 del Lumen Festival
Ultimo giorno di Lumen Festiva: la tristezza è nell’aria, ma si sa: anche le cose belle finiscono. Il lago di Marola ci accoglie con un vento fresco e un sole che ancora splende (per poco). Nonostante il brevissimo ritardo il primo a salire sul palco è Quanto, cantautore di Biella: un’esplosione di rock e di energia. Sul palco si sente l’esperienza macinata negli anni e si sentono anche le influenze britpop, sia nella musica sia nello stile. Una degna apertura di quest’ultima serata, che non può che andare in crescendo.
A seguire un gruppo tutto vicentino attivo dal 2019: gli Antartica. Sono tutti ragazzi della zona, tipo che quando li vedi salire sul palco li guardi e pensi “ma io li ho già visti, che bravi!”. Freschi di un featuring con il trapper Cogito hanno anche suonato allo Sherwood Festival, all’Eur Social Park (aprendo a Leo Pari e i Legno). Sono bravi, si divertono e fanno divertire, se hanno un momento vuoto sul palco lo riempiono molto bene e non calano mai d’intensità. Un vero lavoro di squadra in cui nessuno rimane fuori. Auguro loro di fare strada (magari non in otto anni come mi ha scherzosamente detto il batterista, Samuel, ma pure prima).

Direttamente da Empoli i prossimi sul palco sono i BNKR 44, non una band, ma un collettivo aperto. I ragazzi, infatti, non hanno solo portato sul palco i lavori scritti insieme, ma anche i loro pezzi pubblicati singolarmente. Anche loro seguiti da Bomba Dischi, come gli Psicologi, fanno un post-rap fresco e innovativo. Con un approccio vecchio stile (chiudersi in un bunker a comporre per 72 ore filate) sono ciò che di più fresco la scena può offrire. Non è un caso se, nonostante il temporale per quasi mezz’ora di live, tutti siano rimasti a urlare e cantare come se niente fosse.
Dopo il temporale, che ci ha regalato anche un tramonto stupendo, sul palco arriva Lei. Non è un caso se tutti la considerino una Dea, una donna mistica e magica: Margherita Vicario è proprio quello che ti aspetti. Bravissima, simpatica, una performer nata per stare sul palco e un’artista poliedrica e inclusiva. Nessuna delle sue frasi ha escluso alcuna persona del pubblico (o in generale) e questo giustifica la presenza di famiglie, ragazzi e ragazze di ogni età. Lei è una di quelle artiste che bisogna vedere assolutamente live una volta nella vita, perché è molto meglio di qualsiasi disco o versione digitale. Sicuramente è una vera e propria bambina ribelle da prendere come punto di riferimento.
Quindi com’è stato?
Posso riassumere questi quattro giorni in un aggettivo, ossia bellissimi, ma in realtà è che è stato qualcosa di molto di più. Mi porto a casa tantissime emozioni diverse: la gioia per aver visto artisti immensi e per aver scoperto artisti emergenti. La tenerezza per aver visto così tante persone felici dopo tanto tempo. La consapevolezza che con tenacia e volontà le cose si possono fare fatte bene e rispettando tutte le regole, anche le più stringenti. E, in realtà, ho anche capito che a volte per trovare il bello non bisogna andare tanto distanti o scappare: è proprio dietro l’angolo, dove meno te lo aspetti.
Grazie al Lumen Festival, all’organizzazione, ai volontari, agli artisti e alle band. E, come diceva anche Aimone Romizi venerdì sera, che la musica (soprattutto quella dal vivo) possa essere eterna.
Ci vediamo l’anno prossimo!
Testo e foto di Diana Russo
Grafica di Marina Fulco