Potete amarlo o odiarlo, ma non potete non conoscerlo: Guè è sicuramente uno dei rapper più conosciuti della scena italiana e ciò anche perché l’eterno golden boy è un instancabile lavoratore: generoso con le collaborazioni nei dischi degli altri, è raro che passi molto più di un anno tra la pubblicazione di un suo disco e l’altro.
Madreperla, pubblicato all’01.00 del 13 Gennaio, non fa eccezione, in quanto Gvesvs, penultimo disco di Gué, é uscito a fine 2021. E con Madreperla, Guè, dal 2011 – anno di inizio della carriera solista – ha pubblicato in 11 anni 8 album ufficiali, 2 mixtape, un EP, più altri album in collaborazione.
In poche parole: l’uscita di un disco di Guè è praticamente un evento che si ripete ogni anno senza che ciò abbia mai stancato, anzi, dato che i fan l’aspettano sempre con una fiducia e un’aspettativa che a volte ricorda una devozione religiosa.
Anche perché a ben vedere Mr Fini finora non ne ha mai sbagliato uno, abituandoci anche a un canovaccio ben preciso e ritrovabile in ogni album: a partire dai titoli di questi progetti, che sono sempre una sorta di nuovo street-name di Guè: “Il ragazzo d’oro”, “Bravo ragazzo”, “Gentleman”, “Sinatra”, “Mr Fini”, …
E come un campione di boxe di vecchia data che viene sfidato dal giovane di turno e torna a combattere, Guè nei suoi dischi è sempre riuscito a reinventarsi senza snaturarsi: ferme, salde e riconoscibili le sue cifre stilistiche da una parte, dall’altra le scelte dei producer, dei beat e dei featuring sono in ogni disco un modo per Guè di confrontarsi con il nuovo, con il trend del momento riuscendo incredibilmente a creare hit che hanno pure il pregio di invecchiare bene. Proseguendo con il paragone con la boxe, Guè ha sempre steso i suoi concorrenti, rispettando le aspettative dei fan di lunga data e riuscendo sempre a conquistarne di nuovi:
“ogni giovane in strada mi è devoto
per quanti rapper ho trapassato come il remoto”
Guè in “Tuta Maphia”, seconda traccia di Madreperla
E proprio dal titolo così diverso dai precedenti forse avremmo già potuto tutti intuire che questo progetto non sarebbe stato esattamente come tutti gli altri. L’annuncio poi, accompagnato dal trailer con Jerry Calà come protagonista
che le produzioni dell’intero album sarebbero state affidate a un pezzo da novanta (e dei novanta) come Bassi Maestro avrebbe dovuto dipanare ogni dubbio sull’eccezionalità di questo ultimo progetto di Guè.
Bassi Maestro, producer e rapper che dagli anni ‘90 agli anni ‘20 ha dimostrato di saper rimanere uno tra i più solidi e capaci in Italia, nonostante tutti i cambiamenti subiti dal rap in questi trent’anni, negli ultimi anni si è in realtà allontanato dal genere, iniziando a produrre sotto lo pseudonimo North Of Loreto, in un progetto che vuole valorizzare artisti provenienti proprio da questa zona di Milano. E North Of Loreto è un progetto poco rap o trap, molto più funky e r’n’b, generi che tra l’altro piacciono a Guè anche più del rap (per sua stessa ammissione in molte più che un’intervista).
Poche ore dopo la pubblicazione di Madreperla, Guè ha postato sui social una foto con Bassi, ringraziandolo nella caption per averlo “aiutato a fare un disco che voleva fare da tempo”.
E chissà cosa avranno pensato più rappusi ascoltando il disco, ascoltando le sonorità funky di canzoni come “Mi hai capito o no?” che oltre che funky è pure parecchio vintage e in nessun modo trendy.
Chissà se i fan più giovani di Guè conoscono i Tiromancino o se apprezzano il reggae, visto che Bassi ha utilizzato come campioni “Amore impossibile” e “Here comes the hotstepper”.
Certo, non mancano le hit destinate a diventare disco di platino, o quanto meno degli instant-classic del rap italiano, soprattutto e ovviamente il featuring con Anna Pepe e Sfera Ebbasta “Cookies N’Cream”, già accompagnato da official video:
Eppure è un disco in cui Guè si prende delle libertà dal suo personaggio e sembra ulteriormente maturato come artista. Non dimentichiamoci che è anche il primo disco che Guè inizia a creare da, insospettabile, genitore e potrebbe benissimo essere un caso ma nel titolo del disco c’è sotto mentite spoglie la parola “madre”.
Presto superato il disorientamento di non ritrovare il “solito” disco di Guè, con il suo flusso di Intro, tre o quattro hit banger, i featuring con colleghi vecchi e nuovi, e in fondo al disco le canzoni più romantiche e sensuali o riflessive e depressive, impariamo in frettissima e volentieri ad apprezzare questa nuova versione di Guè: che adesso non divide più questi diversi aspetti in diverse canzoni e ci regala un album spontaneo ma ricercato, graffiante ma pacato, ancora più che in passato maturo e ponderato ma anche impulsivo e sfacciato, come è sempre stato Guè.
A cura di: Alessandro Menghini