La Generazione Z, dal punto di vista musicale, ha ormai cominciato a farsi strada tra i grandi, anche se non sempre gli artisti in questione vengono mostrati al pubblico dalle piattaforme di streaming.
Una rappresentante giovanissima è MAZY, nome d’arte di Alice Santini. MAZY è una cantautrice originaria di Camaiore (LU), classe 2002 e con tre inediti alle spalle, tra cui l’ultimo intitolato “Serpente” uscito l’8 novembre per la nuova etichetta indipendente UDB Carousel Records. Il brano è stato scritto dalla stessa MAZY e prodotto da Ugo Bongianni, che nel 2018 decide di fondare l’etichetta sopra citata e scommettere su di lei.
Il tema della canzone, dopo una prima lettura del testo, cade subito all’occhio, considerata anche la buona capacità di scrittura della ragazza. Si parla di un tema di un’importanza fondamentale e del quale si scrive ancora molto poco: la violenza sulle donne.
La scelta di alternare termini espliciti (“Con il viso pieno di graffi”) a metafore anche non troppo velate (“C’è un serpente che non se ne va / E le braccia piene di macchie”) è molto intelligente. Il testo non diventa eccessivamente pesante e fa sì che il messaggio del brano arrivi con facilità e senza ricorrere a frasi fatte. Il bridge è la parte più emotivamente forte e d’impatto, cantata – quasi parlata – come se fosse una confessione a cuore aperto che riesce a dare ancora più potenza al brano che, seppur scritto con parole semplici, non risulta mai banale.
Il punto di forza di questo pezzo, dall’animaR&B contrapposta ad un tocco molto più italian pop nel ritornello, è soprattutto nell’importante timbro vocalico e forza espressiva della ragazza. Essendo giovane e con tali strumenti a disposizione, ha ampi margini di miglioramento che possono portarla lontano. MAZY ci racconta che il titolo è una rappresentazione del «circolo vizioso» nel quale entra la protagonista, una ragazza ferita che non si rende conto della pericolosità della relazione amorosa in cui si trova perché troppo innamorata. Quando inizierà a realizzare ciò che sta vivendo «cercherà di uscire in ogni modo da quel loop distruttivo in cui è intrappolata». Anche se molto matura, questa interpretazione non risulta immediata: il serpente può anche simboleggiare il trauma che la protagonista, con lucidità, sta provando a raccontare.
Ambientato tra i boschi del pisano e una stanza definibile come zona comfort, nel videoclip si alternano due ragazze, due facce della stessa medaglia: rappresentano la stessa persona in momenti diversi della vita che, con il brano, riescono ad intrecciarsi, collegando passato e presente.
Adrian Caporrella
Grafica di Ludovica Sanseverino