Medicine at Midnight: il disco pre-pandemico dei Foo Fighters

Dopo 26 anni di carriera arriva il decimo album dei Foo Fighters. Parliamo di un gruppo che ha lasciato sicuramente il segno nel mondo del rock partendo dall’eredità e dalle influenze di Kurt Cobain verso la creazione di un nuovo genere punk-rock, ma che diventerà mainstream e in grado di strizzare l’occhio a diversi generi limitrofi pur non cadendo mai nella prevedibilità.

L’uscita ufficiale di Medicine at Midnight è prevista per il 5 febbraio. Si tratta di un disco che ricorda molto David Bowie, in particolare per le sonorità dell’album Let’s Dance. In un’intervista il frontman ha dichiarato che il disco ha delle differenze rispetto alle precedenti pubblicazioni del gruppo grazie a particolari sperimentazioni attuate nei nove brani, come in “Shame Shame”, caratterizzato da una sezione ritmica inusuale e da loop di chitarra e batteria.

Uno di questi brani, inoltre, presenta un riff di chitarra che Grohl scrisse nel 1995 a Seattle e che rimase del tutto inedito fino alla creazione del disco.

Una curiosità sulla lavorazione dell’album: durante la registrazione in una vecchia casa a Encino Grohl ha dichiarato che l’album suonava dannatamente strano. Rispetto a Concrete and Gold, che ha richiesto svariati mesi per la sua conclusione, le registrazioni per Medicine at Midnight si sono svolte un periodo relativamente breve, un fatto che Grohl ha attribuito sicuramente all’abbondanza di materiale ma in particolar modo anche ad alcuni particolari eventi definiti “paranormali” dal musicista.

Il gruppo per monitorare la situazione ha continuato a filmare anche quando nessuno dello staff era presente in studio. Successivamente il materiale è stato consegnato al proprietario dell’abitazione e, dopo aver scoperto il passato legato alla proprietà, il gruppo è stato costretto a stringere un accordo di non divulgazione con il proprietario stesso in quanto era intenzionato a vendere l’abitazione, impedendo pertanto ai Foo Fighters di rendere pubbliche le riprese.

Il disco è stato ultimato dalla band prima della pandemia, i toni risultano gioiosi fatta eccezione per la traccia più cupa: Shame Shame. Erano decisamente altri tempi in cui Grohl e soci potevano lasciarsi andare senza sapere che molti pezzi costruiti appositamente per essere cantati negli stadi avrebbero dovuto attendere ancora molto tempo prima della degna rappresentazione dal vivo, chiudendo così il cerchio.

Frame tratto dal videoclip di Shame Shame

 

Alessia Cammarano