Rigoberta Bandini: la rivoluzione spagnola del pop 

Difficilmente chi leggerà questo articolo avrà sentito parlare di Rigoberta Bandini (almeno per ora): quella che vi dà oggi Raduni Musica è l’opportunità di salire sul carro dei vincitori finché siete ancora in tempo.


Ma iniziamo con la più ovvia delle domande: chi cavolo è Rigoberta Bandini!?
Paula Ribó González, in arte Rigoberta Bandini, è una scrittrice, doppiatrice e cantautrice barcellonese.
Il suo album di debutto è stato pubblicato il 7 Ottobre 2022 ma in Spagna si è fatta notare già da inizio 2020 con il suo primo singolo “Too many drugs” – molto poeticamente scritto una mattina, alle prese con i postumi di una serata diciamo impegnativa – e con i successivi, in generale sempre ben accolti per l’alta orecchiabilità e per il frequente impiego di testi socialmente impegnati.


Rigoberta però non è solo una promettente cantante ma è anche un personaggio abbastanza sopra le righe: ex doppiatrice e attrice teatrale, decide di virare verso la musica pop a quasi 30 anni. Nel 2021 arriva ad un passo dal rappresentare la Spagna per l’edizione 2022 dell’Eurovision Song Contest con il brano “Ay Mamà”, che conta quasi 35 milioni di ascolti… Non male per un artista che ad oggi, ad album pubblicato, non ha né un manager né un’etichetta discografica. Alla faccia del do-it-yourself.


Flashforward al 2022: dopo decine di apparizioni a festival in tutta la Spagna arriva il suo album di debutto,  “La Imperatriz”, contenente molti dei suoi singoli in precedenza usciti; due le tematiche principali, la maternità e la fede. Ah e tutto ciò con una gravidanza da poco portata a termine. Questo non è un dettaglio insignificante, è la cifra di chi è Rigoberta Bandini; cito testualmente la cantante in un’intervista a Vogue: “Avevo sempre desiderato essere madre, ma avevo paura perché “Rigoberta” era nel cassetto. E ti mettono addosso tante paure, quindi sono contenta che stia funzionando. Spero che ci siano ragazze di generazioni più giovani della mia che vedano che è possibile, che si può avere un figlio e andare avanti. Senza essere Beyoncé, come una persona normale”.


E se dal punto di vista musicale in “La Imperatriz” non troviamo nulla di troppo originale (tantissimi sintetizzatori, cori femminili, un po’ di autotune..), il pop che salta fuori è comunque di qualità, le canzoni funzionano quasi tutte e trascinano. Ay Mamà, Perra, Julio Iglesias, sono brani da decine di milioni di ascolti che portano una ventata di novità nel panorama pop: se c’è una cosa che non si può proprio affermare, è che le sue canzoni sembrino tutte uguali. Impossibile non considerare inoltre i testi, veri e propri manifesti del femminismo e dell’emancipazione della donna.


Oggi mi limiterò a suggerirvi tre brani, sperando vi venga la curiosità di andare a sentire un album che per problemi di spazio non posso raccontarvi come vorrei, preferendo lasciare più all’artista come persona.
Ecco quindi da cosa vi consiglio di partire:


1) Ay mamà: impossibile non mettere in lista il suo brano più famoso. In merito a esso la cantante afferma:  “Ho scritto questa canzone molto prima di diventare madre, all’età di 23 anni, quindi non la considero una canzone scritta da e per le madri. All’epoca lo scrissi come un omaggio alla femminilità. Occupare le strade con i nostri corpi senza essere censurati sarebbe un grande passo avanti. Mi commuove ancora la donna che guida il popolo nel quadro di Delacroix. […] Per me questa canzone trascende la maternità e parla del nostro potere come donne”.

2) Perra: un’altra canzone dal ritmo incalzante e dai suoni che spaziano dai synth al reggaeton, in cui l’autrice esprime il desiderio di rinascere sotto le sembianze di un cane, perché, come dice lei stessa nel testo, questi sono ancora tempi difficili in cui essere donna, e dopotutto “Se fossi un cane scriverei comunque le mie canzoni, perché nessuno potrebbe impedirmi di abbaiare”.

3) A todos mis amantes: sono costretto a lasciare fuori tanti altri singoli di successo perché voglio includere nella lista una delle canzoni inedite più riuscite: una dedica a tutti gli uomini che hanno attraversato la sua vita e che ha ferito, il tutto con un intelligente miscuglio di ritmi latini (non reggaeton) e suoni moderni.
Un pezzo un po’ alla Rosalìa, bello e ben riuscito.

A cura di: Federico Beltrami