Oggi molti artisti vedono l’identità come una parte integrante delle proprie creazioni. Rendere la propria vita un’opera d’arte è diventato un atto stilistico che ormai sembra quasi normale, basti pensare a musicisti come Lady Gaga o, per rimanere in patria, Achille Lauro. Ma cos’ha reso possibile questa libertà d’espressione che permette ai cantanti di trasformarsi, fino ad andare contro determinate norme sociali?
Un precursore del trasformismo è stato sicuramente David Bowie, che negli anni ’70 iniziò a destreggiarsi nei palchi e negli scenari immaginari da lui creati con nuove identità, come quella del rivoluzionario Ziggy Stardust, un uomo in contatto con gli alieni che diventa una figura rivoluzionaria nel panorama mondiale: un personaggio eccentrico, che si trucca, si veste in modo sgargiante ed incorpora teatralità in ogni suo gesto.
La genesi dell’alter ego di David Bowie ha comportato una svolta importantissima nella musica, poiché ha dato il via libera alla sperimentazione artistica attraverso l’espressione libera dell’identità con l’abbigliamento, le acconciature, le movenze, ma soprattutto la musica, creando così un’essenza artistica del tutto androgina, a prescindere dal genere e dal sesso. Come fosse stato un alieno.
Seppur Bowie sia stato una grande quota trasformista nel mainstream dell’epoca, il pioniere di questo tipo di espressione artistica è stato Screamin’ Jay Hawkins, definito uno “shock rocker” che si travestiva da sciamano con tanto di mantello e scettro e creava spettacoli quasi teatrali. Hawkins è stato un punto d’ispirazione molto importante per artisti come Arthur Brown che ha dato inizio alla “corpse paint” che prevedeva un trucco nero nel contorno degli occhi, con strisce di bianco nel resto del viso. Un trucco simile verrà poi usato dai Kiss, diventando una loro pratica distintiva durante le esibizioni, e più tardi ispirerà cantanti come Marylin Manson e Ozzy Osburne.
Il trasformismo verrà usato anche come una tattica per mantenere l’anonimato, pur svolgendo un ruolo che di privato ha poco, come hanno fatto gli Slipknot e come hanno fatto più recentemente i Gorillaz, i Daft Punk o artisti del panorama pop come Sia. Oggigiorno il trasformismo è una pratica artistica abbastanza comune tra gli artisti musicali. Basti pensare a FKA Twigs, artista RnB alternativa che nel suo ultimo album “Magdalene” personifica la figura religiosa di Maria Maddalena facendone un manifesto femminista.
Questa liberazione identitaria si sta lentamente facendo strada anche in Italia con artisti come La Rappresentante di Lista, che si definisce una pop queer band. Colui che ha dato inizio a movimenti del genere in Italia, però, è il grande Renato Zero, che fin dagli anni ’70 si è creato un personaggio rivoluzionario per il panorama artistico italiano, sfidando il popolo di quel tempo e ampliando i limiti della libertà d’espressione.
I musicisti contemporanei che riescono a rivendicare la propria libertà artistica devono questa emancipazione a cantanti come David Bowie e Renato Zero, che per primi si sono esposti contro i duri giudizi di una società che non è mai pronta alla novità, compiendo un atto di ribellione contro i limiti del genere e contro le costruzioni che diventavano costrizioni. Il bello dell’arte, però, è anche questo. La musica va oltre a tutto ciò che ingabbia la creatività, va oltre le norme, oltre il genere, ed è proprio per questo che tocca delle parti profonde in ognuno di noi: perché alla fine dei conti noi tutti abbiamo dei limiti e con la musica riusciamo ad assaggiare cosa significa poterli superare.
Sidri Hasanlliu