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“Un giorno anche la guerra s’inchinerà al suono di una chitarra” disse Jim Morrison. Ma evidentemente quel giorno non è oggi, e non è nemmeno vicino.

Infatti, dopo il lockdown dove tutto era fermo ed un’intera estate senza (grandi) concerti ed eventi dal vivo, il nuovo DPCM varato il weekend scorso dal Governo prevede di nuovo uno stop forzato a sale da concerto (sic) teatri e cinema.

Sono per ora rimasti aperti i musei e le scuole, per il resto è pressoché inevitabile leggere tra le righe un preconcetto duro a morire nella classe dirigente italiana: con la cultura non si mangia. La cultura non è una cosa seria.

Questa risoluzione semplicistica è desolante e lascia senza parole noi che siamo semplici – ma appassionatissimi – fruitori della musica e della musica live. Figuriamoci chi in questo campo ci lavora e si trova costretto a leggere il sottotesto di cui sopra e, soprattutto, dopo diversi mesi di incertezza economica e lavorativa (mitigati solo da un patetico bonus di 600€), a dover affrontare altri mesi di sospensione, di inezia e di mancato guadagno.

Non citerò l’info-grafica che riporta come dei 347.262 spettatori in 2.782 spettacoli monitorati solo uno sia stato trovato positivo: sempre che sia attendibile (e visto che il tracing si basa sulla farraginosa App IMMUNI non credo lo sia), si monitora un periodo in cui i tamponi erano minori e mi sembra sinceramente assurdo ed anti-statistico.

Citerò invece la grande decisione, di responsabilità, fatta da Assomusica quest’estate. Perché vale la pena ricordarlo, con la riapertura totale (e forse a questo punto scriteriata) di quest’estate si permettevano in linea teorica gli happening quali i concerti, a patto del rispetto delle ormai note norme anti-covid. E infatti alcuni concerti, piccoli, con pubblico seduto e distanziato, si sono tenuti. A Giugno fu Assomusica, con grande lucidità, a prendere la più difficile e al contempo la più scontata delle decisioni: vista la palese impossibilità pratica di rispettare le norme in determinati ambienti e con determinati volumi di persone, stop fino al 2021.

Decisione scontata ma neanche troppo: le associazioni di categoria dei proprietari di discoteche, altro luogo dove il rispetto del distanziamento è un’utopia bella e buona, non si sono fatte scrupoli e lo sappiamo.

Arriviamo così ad Ottobre e al recente DPCM. Il coprifuoco mascherato, pavido, che punta a limitare lo spostamento di persone fuori dagli orari produttivi (per così dire) di fatto abbatte la sua scure di nuovo su teatri, cinema e concerti. Senza dolo? Non direi proprio.

Per il calcio, per esempio, ci sono stati sforzi ingenti, anche governativi, per salvare ogni cosa salvabile e ad oggi si gioca. Parallelismo sghembo, ok, ma intanto ci si ha provato e si è pure riusciti (tengo a specificare che chi scrive ama la musica e anche il calcio).

Perché non dare quantomeno l’impressione di stare provando a pensare, a salvaguardare un settore così importante per la felicità, per l’emancipazione, per il benessere dell’essere umano, tanto più che è uno dei pochissimi settori che ha dato prova di responsabilità e di virtù? 

Ovviamente non sapremmo consigliare soluzioni alternative a queste del DCPM, con la sicurezza di una pari efficacia.

E dunque restiamo così, senza musica e anche senza parole.

Mengh Yu