Tim Buckley: 75 anni dalla nascita dell’artista

Il 14 febbraio del 1947 nasceva a Washington Tim Buckley, pioniere della musica rock sperimentale, considerato da diversi critici uno dei cantanti più innovativi e geniali della storia della musica del rock. Il suo album “Starsailor” è uno dei dischi più sperimentali e psichedelici della sua epoca. Morirà poi nel 1975 a causa di un’overdose.

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L’artista cresce tra lo stato di New York e la California e fin da giovane è un grande appassionato di musica, fintanto che a 13 anni impara a suonare il banjo e fonda una band con un suo amico. Al liceo diventa membro della squadra di football della scuola e durante una partita ha uno scontro con un altro giocatore, che gli provoca una frattura alle prime due dita della mano sinistra. Dopo questo evento non riesce più a riutilizzare del tutto le dita e questo ha ripercussioni nella sua abilità nel suonare la chitarra poiché in queste condizioni non riesce a comporre un barré con le dita. Ciò lo costrinse a usare sempre degli accordi estesi, caratteristica della sua musica. Finita la scuola Tim inizia ad esibirsi in diversi club a Los Angeles e viena notato da un discografico che gli fa firmare un contratto sotto la Elektra Records.

La musica di Buckley ha forti influenze folk e rock, spesso contaminate dalle atmosfere psichedeliche del tempo e da suoni barocchi. La sua musica è definita come “totale” perché fonde diversi generi e sonorità; infatti, per questo il cantante veniva definito come un “freak”, nonostante i testi introspettivi e malinconici. Lee Underwood, uno dei suoi collaboratori, paragonò Buckley per il canto a ciò che fu Jimi Hendrix per la chitarra. Oltre alla matrice folk rock, Buckley ha anche diverse influenze jazz che metterà in mostra nei lavori più maturi della sua carriera.

Il suo brano Song to Siren è stato rivisitato da diversi artisti come Sinead O’ Connor o John Frusciante, e molti suoi album vennero acclamai criticamente e anche dal pubblico, come “Happy Sad”, “Blue Afternoon” e “Lorca”.

Tim Buckley è stato un’icona del rock e della musica “totale”, che andava oltre ai generi e alle categorizzazioni in un periodo musicale che si basava su quei limiti. Lui insieme ad altri visionari del suo tempo hanno spianato la strada per diversi artisti che hanno potuto trovare più libertà nella musica.

A cura di Sidri Hasanlliu /Grafica di Chiara di Bernardo