Torna l’intervista doppia (anzi tripla!) ai responsabili musicali delle radio universitarie d’Italia!
Questa settimana abbiamo chiesto ad Andrea Pranovi di Radio Sapienza e a Marco Gabriele e Nicola Disabato di RadioRevolution di parlarci del loro incarico.
(Piccola precisazione necessaria, a RadioRevolution si dividono gli incarichi, Marco e Nicola si occupano di selezionare la musica, mentre la parte prettamente tecnica, invece, è in mano a Giacomo e Maria).
- Descrivi una giornata tipo del responsabile musica nella tua radio.
Marco Gabriele: La giornata tipo del responsabile musica è uguale a quella degli altri, ma l’attenzione è rivolta ovviamente alla musica. Anche quando non lavori su quell’aspetto hai sempre l’impressione di aver qualcosa da fare. Io mi occupo principalmente di scegliere ciò che va in rotazione e molte volte rimango ore a pensare a quello che ho fatto e se possa andar bene per i nostri ascoltatori.
Nicola: Per quanto mi riguarda il grosso del lavoro lo faccio nel weekend, durante il quale cerco (ma in realtà non solo io) di ascoltare più musica possibile in modo da poterla selezionare, riascoltare quanto è stato selezionato e capire se possa andare bene.
Andrea Pranovi: Radio Sapienza non presenta una vera e propria figura di responsabile musicale e direttore artistico, ma sono ruoli che sono stati assorbiti negli anni dalla figura dello Station Manager. La giornata tipo del responsabile musicale, che è la giornata tipo dello station manager si basa sull’ascolto delle esigenze degli studenti. Sono convinto che per vivere al meglio l’esperienza della radio universitaria gli studenti debbano lavorare in un ambiente circondati da ciò che piace loro.
- Cosa ti spinge a scegliere una canzone da inserire in programmazione?
M. G.: Bella domanda. Il tutto sta nell’immaginare quella canzone in un determinato momento della giornata. Non posso basarmi esclusivamente sui miei gusti ma devo immaginare quelli di persone diverse da me. Oltre all’orecchiabilità e alla qualità del brano, immagino diverse situazioni nelle quali non mi dispiacerebbe ascoltare una determinata canzone. Ad esempio, per selezionare un brano easy listening è ottimo fare altro mentre lo si ascolta e capire se può interessare o meno.
N: Io presto attenzione all’aspetto prettamente musicale, ossia la parte strumentale, le sezioni ritmiche, la struttura musicale in sé. Sono molto poco attento ai testi e di conseguenza sottovaluto la musica italiana. In futuro chiederò a Marco di assumersi la responsabilità di sceglierla, perché ne diffido e non riesco a comprenderla! Ognuno di noi ha la sua predilezione, ma cerchiamo di non forzarci e sottostare a delle sovrastrutture mentali, è importante ascoltare anche quello che non si conosce.
Sostanzialmente l’ho detto già prima, mi spinge che siano gli studenti a voler inserire quel tipo di sonorità, di canzone, all’interno della rotazione musicale. In questo incide anche il gap generazionale, gli studenti conoscono un universo musicale che io conosco un po’ meno, quindi per seguire certe tendenze mi affido completamente a loro. È ovvio che nelle playlist della radio ci sono i grandi classici, perché è giusto che vengano trasmessi, soprattutto in una radio universitaria, in modo da far conoscere i grandi classici anche ai più giovani. Ricordo che un giorno uscì fuori in un discorso in radio De André e uno studente non sapeva nemmeno chi fosse.
- Da dove arrivano prevalentemente le canzoni che fanno parte della vostra Heavy Rotation?
M. G.: Se dovessi ragionare in percentuali diciamo che un 20% viene dalla mailing list, un 30% dalle playlist proposte da RadUni e un 50% dalla musica da noi acquistata.
Arrivano dalle proposte degli studenti, dai gruppi emergenti che ci portano fisicamente i loro dischi e poi i grandi classici italiani che non possono mancare.
- Dedicate uno spazio alla promozione di artisti emergenti?
M. G.: Certo, siamo molto attenti e attirati dagli artisti emergenti. Quando in mailing list troviamo un artista emergente o delle proposte musicali indipendenti le trattiamo con un occhio di riguardo. Tutto viene valutato attentamente, ma quando inserisci in rotazione un bel brano di un artista emergente lo fai con molto piacere. Ci sono tanti bravi artisti che per un motivo o per l’altro non riescono ad emergere perché non hanno i canali giusti, noi come radio cerchiamo di esserlo, sempre nel rispetto della buona musica.
N: Non dedichiamo loro una fascia oraria specifica ma sono inseriti nella rotazione musicale generale. Ascoltare musica emergente non è solo un privilegio, ma è una responsabilità. La webradio è percepita dall’artista come primo approdo dove cercare un riscontro. Non è detto, però, che accogliamo tutte le proposte. Vogliamo essere esigenti perché vogliamo offrire un prodotto che non risponda a criteri puramente commerciali. Ci interessa la musica fatta bene e di qualità.
Assolutamente sì. Sia in Post It Spettacolo, una rivista universitaria che ha spazio anche per la musica, sia in altre trasmissioni a tema musicale di nel palinsesto radio e soprattutto in Radio Sapienza Live Club, in cui ospitiamo proprio le band emergenti a suonare dal vivo proprio nell’ambito dell’UniWeb Tour.
- Cercate di seguire e partecipare eventi live in città?
N: Ci proviamo sempre! Siamo stati per anni media partner di “Lo Squinterno Festival” uno degli eventi più grossi che abbiamo seguito. Non abbiamo mai mancato di partecipare agli eventi in città, anche musicali, come il Festival Controtempo. Cerchiamo di seguirli anche in maniera trasversale, infatti siamo riusciti spesso a trasmettere live i concerti, nonostante la difficoltà e la fatica fisica che comporta.
No, ma non perché non vogliamo, ma perché c’è poco tempo, è difficile fare una diretta esterna. Tempo fa l’abbiamo fatto con una trasmissione chiamata Fattore C, dedicata propriamente alle band emergenti in cui era stato organizzato un contest. Avevamo la trasmissione dedicata il giovedì pomeriggio e il giovedì sera, grazie ad una partnership con un locale vicino la casa dello studente, andavamo a seguire le band intervistate al pomeriggio che si esibivano. È stata un’esperienza bellissima, che sarebbe bello ripetere in futuro, ma ora non abbiamo le risorse umane per procedere.
- Ultima cosa: dai un consiglio al tuo successore.
M. G.: Al mio successore posso dire semplicemente che avrà tra le mani una responsabilità molto interessante e stimolante. La passione per la musica è una cosa seria e se la si tramuta in professionalità e voglia di far bene diventa qualcosa di davvero bello. Quindi in bocca al lupo e orecchio sveglio!
N: Il mio futuro successore dovrebbe appassionarsi ad ascoltare tutto, riascoltarlo e trovarci un qualcosa, un’ispirazione, un significato e un’anima. Soprattutto però immaginare in quale momento e contesto della vita le persone possono ascoltare quel brano. Se non si riesce a immaginare nulla, non è il brano per la tua radio.
Il consiglio che do io al mio futuro successore, o meglio magari uno che mi affianca, dato che mi auguro di fare lo station manager di Radio Sapienza sempre, è di considerare sempre la radio universitaria come qualcosa di formativo, come una palestra per gli studenti. È un’occasione per poter imparare, apprendere, crescere e migliorarsi e non cadere mai nelle logiche commerciali, ma anzi bisogna avere il coraggio di sperimentare.