Ho vissuto molti meno FRU di quanti, a posteriori, avrei fatto bene a seguire. Solo due per la precisione. Anzi, due e mezzo: nel 2012 trascorsi mezza giornata all’evento di Pisa, senza avere minimamente la comprensione di ciò che stavo vivendo e dovendo rientrare in giornata.
Ripensandoci mi mangio le mani ancora adesso. Ci sono voluti quattro anni, e alcune casualità cadute in sequenza come tessere di domino, perché intuissi la portata dell’evento e mi dicessi:
“Bene, ora prenoto tutto per il FRU di Napoli. Certo che ci vado.”
Ai fini della mia connaturata timidezza poco importò in effetti che conoscessi solo la mia collega uRadiana Alice, la situazione dopo poche ore cominciò a travolgermi, e di botto mi ritrovai dentro: dentro a panel, workshop e contest che mi appassionarono come poche cose prima, dentro a un assalto ricorrente di decine di persone ai ricchissimi buffet di untuose prelibatezze campane, dentro a un bar sperduto nel nulla della periferia napoletana a socializzare con tutta questa gente che mai avevo visto, dentro poi a una festa che sancì il mio definitivo ingresso fruista in società (se faccio quella cosa che fatta da altri si chiama “ballare” e che fatta da me non so bene come chiamarla allora significa proprio che ormai mi trovo a mio agio).
“L’anno prossimo? Certo che ci vado.”
E in effetti Verona 2017 è stato il mio secondo FRU, quello in cui non ero più una matricola e che mi fece dire:
“RadUni voglio che sia per me una consuetudine, e il FRU una riunione di famiglia.”
Anche qui, una carrellata di momenti: il panel del programma più discusso – e da me amato – della radio italiana (la Zanzara), uno scambio continuo via Telegram di indicibili indiscrezioni, i fattorini che ci consegnano le pizze sulle Scale di Piazza Bra quando ormai è più mattina che sera…
Questi sono solo alcuni dei ricordi che in treno, tornando a Siena, imparavo già ad amare, e che mentre tutto “Aurora” dei Cani si srotolava pezzo dopo pezzo in cuffia mi portavano a ripetermi, di nuovo:
“L’anno prossimo? Certo che ci vado.”
E invece Cagliari 2018 è stato il FRU che ho saltato, quello che mi ha quasi portato a disinstallare Whatsapp pur di non leggere, da spettatore lontano e inconsapevole, le giornate indimenticabili che si stavano svolgendo.
E però, paradossalmente, anche quel FRU è servito: è stato quello che, mancando, ha rivelato che no, la passione per questa esperienza rituale non è un bluff. Che sì, può succedere di perdersi un FRU, ma che la voglia di viverlo rimane, e che ad attenderti con lui ci sarà sempre qualcuno.
In effetti, un po’ come succede in una famiglia.
A questo punto indovinatelo voi se quest’anno ci vado, al FRU.
Nicola Carmignani
Sono Nicola, Karma per gli amici. Ho attraversato tutta la quasi decennale storia di uRadio, la webradio degli studenti di Siena, ricoprendo diversi ruoli direttivi, tra cui quello di Station Manager. Anche se il mio ciclo di responsabilità si è concluso, il rinnovo annuale della tessera associativa non me lo toglie nessuno.