Trasferire l’esperienza vorticosa del FRU 2018 in un cumulo frammentato di segni è una tragedia.
Ricordare il FRU 2018 significa tormentarsi con pensieri di malinconia, eccitazione, gioia e sorpresa. Fate quest’esperienza in prima persona, perché solo così le mie parole potrebbero acquistare un senso.
FRU 2018, città: Cagliari.
Non sapevo niente di Cagliari e non so niente di Cagliari. Il mare di Sardegna, per me, è tutt’ora un mistero. Ho vissuto Cagliari come si viveva la Corte Rinascimentale di Lorenzo De Medici. Cagliari è stata Napoli, Torino, Bari, Firenze, Palermo.
A Cagliari ho parlato il siciliano. “Futti, futtitinni e non ti fari futtiri.” Ripetuto ininterrottamente su mia richiesta per tre giorni da Danilo, che con grande pazienza mi ha insegnato più che una lingua, una filosofia di vita. Vi assicuro che questa frase ripetuta come un mantra è una panacea per tutte le forme di “freddezza nordica”.
Insieme alle mie insostituibili compagne di viaggio Chiara e Sonia, mi facevo baluardo dell’Efficienza Trentina: di fatto approcciarsi alla vita in modo pragmatico. A Cagliari è stato impossibile applicarla totalmente. Meglio così, alla fine la bellezza sta nell’accumulare ritardo, nel gustarsi il tempo.
All’alba dell’ultimo giorno consegniamo le chiavi della stanza, usciamo dall’ostello. Seduti sul muretto, freschi come le rose, ci aspettano quelli del “Ragà facciamo il dritto”. Un magico ultimo saluto, credetemi. Quei dieci minuti spesi tra baci e abbracci, sono diventati minuti di ritardo sulla nostra tabella di marcia. Sono quelli che ho rincorso fino al momento di prendere il treno.
Ricordo il ritardo, ricordo l’imprevisto, ricordo ciò che è sfuggito al calcolo e alla programmazione.
Il FRU 2018 è una bottiglia di Ichnusa, ancora piena, che imbroglia la presa, si rompe al suolo e macchia il tappeto. Ricordare quel FRU è come calpestare i pezzi aguzzi di questa bottiglia e mi sorprendo a farlo con triste meraviglia.
Tuttora ‘sti benedetti pezzi aguzzi di bottiglia punzecchiano la mia pianta del piede.
Elisabetta Prandi
Sono Elisabetta, ero speaker a Sanbaradio (Trento), ora studentessa di Scienze della Comunicazione a Verona. Se fossi una cosa, sarei una caramella “Selz Soda”. Sono appassionata di Psicologia e di Arte. Ho partecipato solo al FRU 2018.