FOMO Bratislava: un evento European Youth Press
Dal 9 all’11 Agosto 2024 si è svolto l’evento FOMO Bratislava, un evento di community e di unione di tutte le organizzazioni giovanili europee di comunicazione e giornalismo. Circa 46 giovani dai 14 ai 29 anni provenienti da tutta Europa hanno partecipato riunendosi nella capitale Slovacca.
Io sono Chiara Calabrò, speaker di Radio 6023 e ho rappresentato RadUni e le #radiouniversitarie in questa interessante occasione.
Vorrei quindi ripercorrere con voi il mio viaggio per l’evento FOMO Bratislava!
Un racconto di attività: FOMO Bratislava in una giornata

Quale potrebbe essere il modo migliore di far interagire 45 persone che non hanno una lingua comune? L’idea degli organizzatori è stata fare domande in cui non bisognasse parlare per rispondersi. Una stanza, 4 angoli e tutti in movimento. Con Monika, rappresentate del Board di EYP, che chiamava a gran voce delle domande generali di conoscenza, ci siamo spostati negli angoli in un lavoro di risposta non verbale:
- Un angolo per il sì
- Un angolo per il no
- Un angolo per il forse
- Un angolo per “un poco”
Non aspettatevi domande complesse, ma provateci anche con un gruppo che condivide una lingua, è un ottimo modo di dimostrare l’importanza della comunicazione non verbale. Come secondo esercizio di ice break ci siamo dati dei numeri per formare dei gruppi, in modo da poi riunirci per condividere interessi comuni e non. La mia domanda preferita è sempre:
Con quale persona, viva, morta o storica, vorresti andare a cena? E perché proprio lei?
Anche se avevamo avuto l’occasione di incontrarci la sera prima a cena è stato un ottimo modo per ripassare i nomi di tutti e conoscere meglio le persone che, in una lunga tavolata, non si aveva avuto il modo di vedere davvero.
Diversity, equity, inclusion and social media platforms
Diversità. Equità. Inclusione. Come si collegano queste tre parole alla comunicazione, al giornalismo e ai media nel 2024?
Per tutta la mattina abbiamo avuto modo di interagire con esperti del mestiere che, attraverso il loro lavoro quotidiano, ci hanno dimostrato come i media siano influenzati e influenzino il nostro concetto di inclusione. Abbiamo avuto l’intervento separato di due giornaliste norvegesi, di due network “rivali” (ma dalla gestione profondamente diversa), prima di Xueqi Pang, giornalista per VG che si occupa di raccontare le storie di una crescente Norvegia multiculturale anche grazie alla sensibilità di essere una donna di nazionalità cinese trasferitasi molto piccola. In secondo luogo Renate Karlsmoen, giornalista per Dagbladet, Norvegese DOC, che si occupa della gestione social del giornale. È infine intervenuto Jonathan Hendrickx, Ricercatore in Giornalismo e futuro professore all’Università di Copenhagen, per una visione più accademica del giornalismo inclusivo.
Ogni oratore ha portato molto della sua esperienza lavorativa, con tutte le sfaccettature del giornalismo, dal racconto di storie personali di Xueqi, ai dati di gestione social di Renate fino alla difficoltosa ricerca accademica di Jonathan.

In un breve estratto audio Xueqi ci spiega come trattare in maniera inclusiva la diversità in un racconto quotidiano:
You have to think out of the box
Dibattito pomeridiano: cosa possiamo fare per l’inclusività mediatica?
Al rientro del pomeriggio le attività sono passate da interazioni frontali a veri e propri gruppi di lavoro e dibattito in cui abbiamo interagito per rispondere alla ricerca “Cosa possiamo fare, in quanto comunicatori, per l’inclusività?”. In prima battuta un vero e proprio dibattito, rispondendo a domande prefissate per la nostra organizzazione e confrontare la diversa gestione in differenti paesi europei, quindi con diversa gestione di stampa e media, ma anche come si possono interfacciare organizzazioni che di base non si occupano della stessa cosa allo stesso modo. Nel mio caso un gruppo genuinamente misto di giornalisti di professione, organizzazioni scolastiche o universitarie come noi delle Radio Universitarie, ma anche gestione di marketing e volontariato di natura generale.


Come seconda attività ci siamo concentrati su un fattore di hate speech, non solo individuarlo ma anche ordinarlo dal più grave al meno grave. Le frasi non sono riportabili, ma con la giusta sensibilità da parte degli organizzatori siamo riusciti a lavorare con materiale che non vorremmo mai trattare in quanto comunicatori. Molti erano commenti sui social, ma anche frasi di personalità importanti di governo e della politica, frasi di canzoni o articoli di altri giornalisti.
La particolarità di questo esercizio è stata ordinare prima senza contesto e poi con contesto, se ci provate vi stupirete di come l’ordine possa sovvertirsi in men che non si dica appena vedete chi ha detto cosa. Il focus di entrambi gli esercizi era proprio individuare la responsabilità personale, non solo in quanto persone che lavorano con la comunicazione, ma come individui inseriti nel mondo sociale e dei social media, di ciò che si scrive o si dice a qualcuno, poiché l’unica cosa che possiamo controllare in ambito di inclusività nel quotidiano è proprio come ci esprimiamo.
Fare inclusività con FOMO Bratislava: dalla teoria alla pratica
Il progetto di rendere concreto quello di cui abbiamo parlato sabato è iniziato, a onor del vero, già da dopo la cena inaugurale di venerdì. Un buffet di cibo tradizionale, la cosa migliore che si può chiedere quando si visita una città così antica e ricca di storia. Il problema dei buffet è sempre uno, avanza troppo cibo, ed è per questo che, divisi in due gruppi, abbiamo approfittato degli avanzi per vedere la città di notte, distribuendo pasti ai senza tetto della città. Un inglese balbettante, l’aiuto del traduttore e di una ragazza mezza Slovena mezza Slovacca ci hanno fatto distribuire 20 pasti gratuiti in tutta la città.
Abbiamo approfittato poi del sabato sera per visitare dei pub storici, come il KGB pub situato esattamente di fronte all’ostello, che offre una rivisitazione della Bratislava sotto dominazione URSS unendo la cultura pop e la storia, insieme alla birra tipica.
In conclusione dell’evento siamo stati accompagnati per tutta la città, dal centro al castello dagli organizzatori, tra cui Monika, nata e cresciuta a Bratislava, per vedere il cambiamento attraverso i secoli di questa piccola, moderna e antica città.