Dopo tre anni dall’ultimo lavoro in studio, Nessuno lo deve sapere, Brenneke torna con un nuovo progetto discografico diviso in tre capitoli: Ogni Mai Più. ll volume 1 di quest’opera è uscito il 2 dicembre per Vetrodischi. Cinque brani per poco più di venti minuti di musica, ma tanto basta a farsi catturare da questa prima parte.
Certo, cinque brani potrebbero essere poco per esprimere un giudizio completo, ma per quello che abbiamo sentito ad oggi possiamo essere abbastanza sicuri anche sul resto dell’opera che ancora dobbiamo ascoltare.
Il cantautore varesotto (al secolo Edoardo Frasso) conferma la formula artistica messa a punto nel precedente album, ma questa volta suona e produce da sé tutte le tracce. Una scelta e un risultato che mettono in luce l’abilità e la capacità creativa del musicista.
Particolarmente apprezzabile è l’aspetto della produzione di Ogni Mai Più, che è sì molto presente, ma che lascia al contempo il giusto spazio alle voci degli strumenti. Il risultato è il sound caratteristico di Brenneke: un mix di synth, batterie più o meno sintetiche, suoni super prodotti e chitarre la cui presenza marcata denota il tocco del chitarrista dietro alla produzione.
In particolare la chitarra, più di altri strumenti, è collocata su ogni piano delle canzoni. Partendo dalle più immediate parti ritmiche e soliste, fino agli abbellimenti posti un po’ più sullo sfondo sonoro dei brani. Arpeggi, temini e controcanti che contribuiscono a dare profondità al suono e regalano grandi soddisfazioni agli orecchi più attenti.
Un pop moderno, ma non banale o di maniera, ben lavorato, con marcati elementi rock e cantautoriali. Suoni ben studiati, che a tratti strizzano l’occhio a uno stile un po’ più british, ma restano comunque “molto italiani“.
Su questa formula di strumenti che si sovrappongono, si moltiplicano e si separano, si innesta il cantato di Brenneke, pulito, squillante e pungente. La voce, lavorata al punto giusto, si abbina perfettamente alle strumentali che sono lo sfondo perfetto per i temi trattati dal cantautore lombardo.
Il leitmotiv della produzione di Brenneke, sia in Nessuno lo deve sapere, sia in Ogni Mai Più, è un certo blue. Non uno qualsiasi, ma quello legato a una particolare situazione e fase della vita.
La malinconia e le ansie di crescere, di passare dai venti ai trent’anni, da quando hai ancora certi sogni e un certo modo di viverli, a quando devi lasciarli andare e lasciarti andare alla disillusione. Insomma, il percorso e l’arrivo a quell’età in cui, con un sorriso un po’ amaro, ti ritrovi a dire “è andata così”.
Un po’ come sentiamo ne La Vita Immaginata: “Quel libro mi ha cambiato la vita ma poi non mi ha mai cambiato lavoro”. Finito il tempo degli ideali, è ora di scontrarsi con la realtà, in cui certe cose vanno prese così come sono. Per questo “La vita immaginata era più divertente”.