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Settebello: Galeffi e il “diventare grandi”

Sono passati ormai più di 2 anni dall’album d’esordio, Scudetto, con cui ha iniziato a farsi conoscere nel panorama indie italiano. Galeffi, cantautore romano sotto la Maciste Dischi, è tornato con la sua opera seconda, Settebello, che segna una decisa crescita artistica nella sua produzione. Sin dalla pubblicazione dei primi singoli avevamo intuito una certa maturazione: Cercasi Amore, con le sue sfumature rock, America, dai toni jazz, l’indie-pop di Dove non batte il sole e Settebello costituiscono infatti 4 mondi completamente diversi, ma in sé compiuti, che avevano chiarito sin da subito come sarebbe stato il “mood” del disco.

Tra le canzoni inedite, non se ne trova nessuna realmente da scartare (le più interessanti, forse, Grattacielo e Bacio Illimitato): è nella musica che Galeffi dimostra il cambiamento maggiore, passando dai toni più acustici del primo disco al riuscire a muoversi tra generi diversi, pur conservando la propria identità, arrivando a disegnare un quadro-percorso in sé coerente.

In Settebello Galeffi riflette sulle difficoltà dell’amore e della vita, e una malinconia soffusa accompagna ogni canzone. Questo rappresenta dunque un’altra inversione di marcia, se pensiamo che il suo primo album è contraddistinto da melodie e testi spensierati e gioiosi, talvolta un po’ melensi. Usando una metafora, è come se Scudetto fosse una giornata assolata, e Settebello avesse atmosfere più notturne.

L’unica critica va mossa ai testi: in perfetto stile “indie italiano”, contengono ancora qualche ingenuità di troppo, nonostante ci sia spazio anche per spunti interessanti.

Galeffi è probabilmente uno degli artisti emergenti più interessanti per quanto riguarda l’indie italiano: il suo disco, nel complesso, si colloca decisamente una spanna sopra quelli di tanti altri artisti di questo ambito.