L’inizio della domanda è uguale per tutti: “Come posso mettere in piedi una web radio universitaria?” Poi arrivano le differenti esigenze e situazioni di partenza che distinguono ciascuno di voi.
RadUni conosce tutte le sfumature di questo processo perché da anni riunisce gli operatori attivi nel settore della radiofonia universitaria, un settore molto variegato. Coinvolte in RadUni infatti ci sono web radio, radio via etere o in simulcasting, programmi universitari ospitati in radio locali, radio comunitarie universitarie vere e proprie, laboratori radiofonici legati a corsi di laurea e così via.
La lista è in continua crescita e questo ci rende adatti ad aiutare chiunque voi siate: studenti che creano un progetto radio senza l’aiuto di un Editore pubblico o privato (Università, Enti diritto allo studio, Associazioni) oppure Uffici di comunicazione con un progetto ufficiale. In questa sezione del sito rispondiamo in modo sintetico ad alcune domande di base. Maggiori consulenze vengono fornite ai soci attraverso la mail tutor@raduni.org.
1. Siamo studenti con pochi fondi e vorremmo mettere su uno studio radiofonico per mettere in onda una web radio. Forse ci verrà dato un rimborso dall’Università ma non ci contiamo troppo, di cosa abbiamo bisogno per partire? Quanto potremmo spendere?
Esistono combinazioni di attrezzature per ogni costo. Proviamo a descrivere un pacchetto base, il necessario per creare una web radio spendendo il minimo possibile. Microfono panoramico + 1 mixer a 4 canali ma con Phantom (ovvero alimentazione indispensabile per panoramico) + scheda audio PC esterna + piccolo compressore microfonico + 2 cuffie + base per microfono. Questo acquisto di base potrà costare un minimo di 200 €. Computer PC con Hard Disk di almeno 500 giga, la scheda audio non conta molto, il lavoro lo fa la scheda audio esterna di cui sopra. Un simile PC si può trovare anche a 500 €. Sarà necessario un software di regia automatica, ovvero il software che gestisce la messa in onda di musica e programmi registrati. Esistono software gratuiti in tal senso, o di costo non stratosferico. A questo si aggiungono un lettore CD e un minimo di archivio musicale acquistato o “prestato” da chi aderisce alla radio. In tal senso ricordo che una radio in regola ha sempre in sede i CD da cui ha ricavato le tracce .wav o .mp3 che manda in onda (oppure una stampa di fatture fatte dai siti dove si acquistano gli mp3 on line) e trasmette solo musica acquistata legalmente. L’ultima cosa a cui pensare è cercare un’azienda che rilanci lo streaming della radio in Internet. Ci sono molti fornitori di banda e come cifra base vi possiamo dire che uno streaming fatto bene deve reggere almeno 50 ascoltatori in contemporanea e può costare un centinaio di euro al mese. Se siete in contatto con l’Ateneo, questo vi potrà dare la banda necessaria. Non dimentichiamo che prima di trasmettere via web è necessario procurarsi un software di streaming che ce lo consenta. Sono disponibili tanti software gratuiti (ad esempio il Winamp e il server Shoutcast) che fanno questo. In pratica abbiamo abbozzato un pacchetto minimo con un budget totale di un migliaio di euro. Ovviamente parliamo di prodotti con la qualità minima necessaria: chi volesse più qualità dovrà spendere più soldi.
2. Non so nulla degli obblighi legali per aprire una web radio, mi accennate qualcosa?
Un progetto di comunicazione che coinvolga un editore – Università, Azienda di diritto allo studio o Associazione che sia – si configura come Web Radio Istituzionale. Nel caso in cui l’editore sia uno studente volenteroso senza collegamenti ad alcun Ente si configura come Web Radio Amatoriale/Personale. In entrambi i casi però ci sono pratiche legali da svolgere. Potreste evitare i due balzelli solo in caso di Talk Radio (niente musica se non sigle fatte da voi stessi) o nel caso utilizziate in radio repertorio musicale non tutelato, quindi musica licenziata Creative Commons e reperibile in molti siti Internet. Riguardo all’archivio musicale, una radio in regola deve acquistare legalmente tutta la musica che trasmette e tenere sempre in sede i CD da cui ha ricavato le tracce .wav o .mp3 che manda in onda (oppure una stampa di fatture fatte dai siti dove si acquistano gli mp3 on line). È proibito tenere in sede CD musicali masterizzati.
3. La nostra radio sarà in FM infatti siamo intenzionati ad affittare una spazio radiofonico su un’emittente locale. Avete qualche consiglio per questo?
Ci sono tanti modi per avere uno spazio su una radio locale. È possibile che semplicemente gli studenti facciano un progetto di programma radiofonico che vada in onda su un’emittente locale, chiedendo il finanziamento da parte dell’Università. Oppure è possibile che l’Università stessa firmi una convenzione con la radio locale. In tal caso è necessario chiedersi quanto si vuole investire nel progetto. Una convenzione con una radio, se fatta bene, permette di gestire spazi pubblicitari e delineare futuri sviluppi.
4. Noi vogliamo creare una radio in FM con frequenze proprie, come si fa?
Da anni ormai in Italia non è più possibile creare nuove frequenze, ma chi vuole avviare una radio deve necessariamente comprare le frequenza da qualcuno e procedere con iscrizione al ROC, registrazione di testata giornalistica e nomina di Direttore responsabile. L’acquisto di una frequenza non può essere fatto da un Ente pubblico come un’Università, lo proibisce la legge Mammì (L. n. 223 del 6 agosto 1990 “Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato”), ma potrà essere finalizzato da una Fondazione, Associazione, cooperativa o società. Nel caso di una Fondazione, Associazione culturale o cooperativa senza fine alcuno di lucro l’emittente potrà essere esclusivamente a carattere comunitario; se una Fondazione comprasse un’emittente a carattere commerciale dovrà passarla a comunitaria con procedura presso il Ministero. Tornando all’impossibilità di creare una frequenza, qualcuno in passato ha occupato una frequenza libera senza dire niente a nessuno cominciando a trasmettere. Questo è illegale. In passato sentenze di Tribunale (anche recenti) hanno “legalizzato” frequenze aperte illegalmente, ma si deve passare per un processo e il risultato non è scontato.
Riassumendo: aprire una radio dal nulla è complicato e comporta la conoscenza delle leggi e dei regolamenti sull’editoria, che non sono facili da consultare.