Berlinale 75: La giornata italiana con Luca Marinelli

Svegliarsi presto per Marinelli e Alissa Jung

Se c’è qualcosa che può fare da ponte tra l’Italia e Berlino…è proprio la coppia Marinelli e Jung. Si presentano al festival con Paternal Leave, un film che rientra nella categoria Generation, dunque rivolta ai giovani.

Sposati dal 2018, i due vivono assieme a Berlino da cui nascono le radici della storia portata sul grande schermo e che riesce a mischiare Germania e Italia, con l’inglese a fare da ponte linguistico.

È il primo impegno della mia giornata: entro le 9:15 devo essere al cinema per prendere il mio posto.

L’Italiano a Berlino

Sono diretto al Stage Bluemax Theater e ripenso, curiosamente, a ciò che mi lega a Luca Marinelli. Sono stato anch’io un expath a Berlino, seppur per poco. Ho vissuto nel suo stesso quartiere, ma mai avuto l’occasione di incrociarlo. Avrei dovuto farci un video mentre lavoravo a Berlino, ma poi è stato accantonato. Poi, negli ultimi mesi, una volta tornato in Italia, la prima produzione che mi ha impegnato di fronte alla tv è stata proprio “M – Il figlio del secolo”, in cui Marinelli interpreta l’arduo ruolo di Mussolini.

Se mi chiedessero in questo esatto momento di intervistarlo, mollerei tutto per farlo. Purtroppo, però, le proiezioni di Paternal Leave con Q&A compreso sono andate sold out prima che io riuscissi a prendere i biglietti. Mi convinco che l’importante è assistere all’opera dal cinema, e con questa convinzione prendo il mio posto in sala.

L’incompletezza, specchiandosi nell’Altro

È amore a prima vista con la pellicola, che racconta la storia di un’adolescente di 15 anni che scappa da Berlino per raggiungere il padre che non c’è mai stato, giù in Italia.

Leo (Juli Grabenhenrich) e Paolo (Luca Marinelli) sono dunque i due volti che, lasciandosi andare in una danza sia morbida che violenta, riconoscono la propria incompletezza specchiandosi nell’Altro.

Alissa Jung, che si cimenta per la prima volta alla regia, non può definirsi “perfettamente invisibile”: riconosciamo un tatto che non è perfettamente calcolato, rendendola molto presente nel corso del film, ma contribuendo alla centralità dell’Umano nella storia.

La sfida (a mio parere) più grande, quella di far coesistere coerentemente le tre lingue presenti, viene largamente vinta per tutta la durata della pellicola.

Break a leg!

Le luci vengono riaccese in una sala piena di ragazzi ma anche di un pubblico più adulto (vedi il signore che ha russato per un minuto buono a metà film).

Mentre il moderatore sale sul palco, vengono posizionate anche tre sedie e lo raggiungono Alissa Jung, Luca Marinelli e Juli Grabenhenrich. Non era scritto da nessuna parte, credo; forse sono l’unico a non saperlo. Inizia un Q&A insperato.

Probabilmente qualcuno deve aver augurato ad Alissa Jung buona fortuna in inglese (Break a leg!) perché sale sul palco con il gesso alla gamba, sorretta dalle stampelle.

Il team ci racconta i retroscena che hanno accompagnato questa bellissima storia, dalla nascita fino alle difficoltà causate dalla multi-produzione italo-tedesca. Quando finisce tutto, per la prima volta durante tutto il mio festival, la maggior parte delle persone esce dalla sala piuttosto che dirigersi verso le Star. È la mia occasione.

Doppi ringraziamenti

Mi faccio strada, controcorrente, giù per le scale e arrivo a due passi da…tutti. Mi sento anche in colpa a ignorare Alissa e Juli, ma ho una missione.

Sono a mezzo metro da Luca Marinelli, parla con un signore da un curioso cappello. Non sono fatto per mettermi in mezzo, dunque aspetto tutto il tempo che serve, finché non si volta a guardarmi.

Mi prendo il mio tempo per ringraziarlo, per dirgli quanto la serie “M” abbia coinvolto tutta la mia famiglia nel guardarla e commentarla, quanto sia stato importante mostrarla a mia sorella piccola e vederla inorridire di fronte agli abomini perpetrati dal Mostro.

Luca allunga un braccio verso l’altro signore, che nella mia totale ignoranza si rivela essere Joe Wright stesso, il regista della serie.

È la prima e unica volta che chiedo una foto alla Berlinale, ma ora posso tornare a casa con l’estremo entusiasmo di aver avuto questa occasione.

Samuele Muresu