“Questa è la storia di come ho conosciuto tuo padre”. No, non è un déjà-vu, è solo lo spin-off di una delle serie più amate degli anni 2000: “How I met your mother”. Il 19 dello scorso mese la seconda stagione di “How I met your father” è tornata su Disney +.
La sitcom, ideata da Isaac Aptaker ed Elizabeth Berger, è stata accolta con diverse opinioni dalla critica e dal pubblico, non ottenendo grandi risultati. E forse un po’ si riesce ad immaginare il perché.
Incontri, amici e … solita stessa trama
A prendere lo scettro del mitico e sognatore Ted Mosby è Hilary Duff, che nella serie interpreta Sophie, fotografa ventinovenne alle prese con la ricerca dell’anima gemella.
Allo stesso modo della sitcom “How I met your mother”, i personaggi sono pochi e gli ambienti vengono ribaltati per raccontare ai figli che verrano “una storia d’amore al contrario”.
Le caratteristiche del prequel sono utilizzate anche nel suo “sequel”: nell’anno 2050, in un futuro in cui la sanità pubblica americana sarà finalmente gratuita, un’adulta Sophie, di cui veste i panni un’ancora affascinante Kim Cattrall (sì, l’attrice di Sex and The City), racconta al proprio figlio la storia di come ha conosciuto l’amore della sua vita. Dal futuro si ritorna al presente – il 2021 – dove l’amore si misura a suon di app.
Si forma in maniera “casuale” un gruppetto d’amici, ma, prima di tutto ciò, avviene lo scintillante incontro tra Sophie e Jesse, i nostri Ted e Robin versione 2.0.
Seconda stagione
Sono molte le star di rilievo che costellano la nuova stagione, ma per i protagonisti non c’è alcuna crescita personale o caratteriale: si ripetono gli stessi errori, relazioni, baci e sguardi che lasciano già intuire la situazione finale.
Lo scorrere degli episodi aiuta a legare con i personaggi e ritrovare la sitcom che forse un po’ c’era mancata, con le sue risate meccaniche e i colpi di scena un po’ prevedibili.
I due scrittori che hanno curato la serie cercano a tutti i costi di essere moderni e svecchiare il genere, inserendo neologismi e modi di dire tipici del periodo.
Ne vale la pena?
Il revival ben riprende l’eredità che le è stata lasciata, ma senza andare oltre: non c’è pressoché nulla di originale o diverso dalla serie precedente. La seconda stagione, purtroppo continua e rimarca questo andamento: i personaggi sono ben costruiti e divertenti, ma già visti.
Tutto sommato la sitcom è sempre la sitcom, per cui se vi doveste trovare tristi e aveste bisogno di conforto, sicuramente vedere una serie comedy, leggera e “familiare” farebbe al caso vostro.
Fabiana Tallini