C’è ancora domani (2023), film d’esordio alla regia di Paola Cortellesi, continua a far parlare di sé. Con ben 19 candidature, è stato il protagonista indiscusso dei David di Donatello 2024, portandosi a casa 6 premi: Miglior attrice non protagonista, Miglior sceneggiatura originale, Miglior esordio alla regia, Miglior attrice protagonista, Premio David dello spettatore e Premio David Giovani.
Il fortunato percorso di C’è ancora domani
La cerimonia dei David, tenutasi il 3 maggio, rappresenta il culmine di un lungo e fortunato percorso per questa pellicola. Presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2023, ha ottenuto la Menzione speciale miglior opera prima, il Premio Speciale della Giuria e il premio Miglior film votato dal pubblico.
C’è ancora domani ha debuttato nelle sale italiane il 26 ottobre 2023, conquistando il primo posto al botteghino nel primo weekend di proiezione. È diventato il film più visto e con il maggior incasso della stagione 2023-2024, vendendo 5.424.010 biglietti e incassando un totale di 36.689.541 €.
Il 18 dicembre 2023, C’è ancora domani si è aggiudicato il premio Film dell’anno ai Nastri d’Argento 2024. La cerimonia di premiazione si terrà a giugno, ma il Direttivo dei Giornalisti Cinematografici ha deciso di anticipare l’annuncio come augurio per il cinema italiano e come riconoscimento a un film che ha saputo far parlare di sé in tutto il Paese, sia per i suoi valori che per gli incassi. Inoltre, Paola Cortellesi è stata premiata con il SuperCiak d’oro 2023 del Cinema italiano.
La trama
Nel maggio del 1946, nella Roma del dopoguerra, Delia (Paola Cortellesi) vive come moglie e madre di tre figli: Marcella (Romana Maggiora Vergano), Sergio (Mattia Baldo) e Franchino (Gianmarco Filippini). Suo marito, Ivano (Valerio Mastandrea), è un uomo autoritario che impone il suo potere con la violenza fisica. L’unica persona che Ivano rispetta è suo padre, “Sor” Ottorino (Giorgio Colangeli), che vive con loro e di cui solamente Delia si prende cura.
Delia trova una spalla su cui contare, l’amicizia con Marisa (Emanuela Fanelli), con cui condivide momenti di conforto e confidenze. Un raggio di speranza sono i preparativi per il fidanzamento della primogenita Marcella con Giulio (Francesco Centorame), un giovane di buona famiglia. Delia spera che questa unione possa portare un futuro più armonioso e prospero per tutti loro. Marcella, invece, vede la possibilità di allontanarsi da una madre che non comprende e da un padre problematico. L’arrivo di una lettera misteriosa, però, sconvolge le certezze di Delia. La donna riceverà la forza di sfidare i piani già stabiliti e di immaginare un futuro diverso, non solo per se stessa, ma anche per i suoi figli.
La lettera misteriosa
Ma ora entriamo nel vivo del film: attenzione agli spoiler per chi non l’ha ancora visto.
Per gran parte del film, lo spettatore si chiede chi abbia mandato la lettera misteriosa e cosa ci sia scritto. A un certo punto, tutti gli indizi portano a credere che la lettera possa collegare Delia a un presunto amante con cui vorrebbe fuggire.
In realtà, la lettera è la protagonista e la chiave del film: un mezzo di liberazione. Lo scopriamo solo alla fine, quando Delia si reca di nascosto a votare al referendum tra monarchia e repubblica, ma si accorge di aver dimenticato la tessera elettorale, che si rivela essere proprio la lettera misteriosa. Raggiunta dal marito minaccioso, che vuole riportarla a casa, Delia viene salvata dalla figlia Marcella, che le consegna il documento elettorale, permettendole così di esercitare il suo diritto di voto. Con l’appoggio di tutte le donne presenti al seggio Ivano viene intimorito ed è costretto a ritirarsi. Delia è finalmente libera di votare per un futuro migliore.
Il potere della sorellanza
La scena finale risveglia lo spettatore da un’investigazione che, nella maggior parte dei casi, non ha portato a decifrare la vera natura della lettera e dell’essenza del film.
C’è ancora domani è un film femminista che racconta la violenza di genere di ieri e di oggi. È una storia di donne, unite dal filo rosso della battaglie passate e presenti contro il patriarcato, per i propri diritti fondamentali e la propria definizione personale al di là dei ruoli familiari. Donne di tutti i giorni, quelle che non sono ricordate nei libri di storia, ma che con i loro gesti apparentemente semplici hanno plasmato e cambiato il Paese. Emblematico è quindi l’aver scelto di rappresentare il momento per eccellenza in cui alle donne è stata concessa una voce politica, ossia la possibilità di votare ed essere candidate al referendum del 2 e 3 giugno 1946.
L’omaggio al cinema neorealista
La particolarità di C’è ancora domani risiede sicuramente nel suo bianco e nero, che richiama l’estetica dei film del neorealismo italiano. La vita quotidiana dei lavoratori e delle famiglie numerose impoverite dalla guerra, che cercano di tirare avanti, sono tutti elementi neorealisti che spiccano nel film. Nel film si nascondono anche delle citazioni ad alcuni capolavori neorealisti: l’esilarante amicizia tra Delia e il soldato afroamericano William, che che si scontrano con le barriere linguistiche, richiama alla mente l’episodio siciliano e napoletano di Paisà (1946) di Roberto Rossellini.
Tra leggerezza e drammaticità
Tuttavia, il linguaggio che Paola Cortellesi usa è profondamente innovativo. Sceglie di raccontare la realtà con un filtro ironico, mescolando la parodia e il dramma. Più la vita di Delia si fa opprimente, più le modalità di narrazione si fanno leggere. Ne è un esempio la scena della violenza domestica da parte di Ivano ai danni di Delia, si trasforma in un ballo stile musical, ben coordinato e studiato.
Una narrazione originale
Ed è qui il geniale funzionamento della pellicola: l’ironia, gli elementi surreali e dissonanti sono una lama più potente del realismo drammatico che ci si aspetterebbe di vedere.
Questo contrasto tra la durezza dei temi trattati e la leggerezza della narrazione crea un effetto sorprendente e originale, rendendo C’è ancora domani un omaggio al neorealismo con un linguaggio fresco e inaspettato adatto ai nostri giorni.
C’è ancora domani riesce a toccare le corde più profonde dell’animo con una delicatezza al tempo stesso incisiva, utilizzando l’umorismo e l’esagerazione degli stereotipi di genere, ma interpellando lo spettatore alla riflessione.
È un film straniante all’inizio, ma confortante alla fine, che ti dà una pacca sulla spalla e dice: “C’è ancora un domani”. C’è ancora un domani, come per Delia che il 2 giugno non può andare a votare ma ha la rassicurazione che il 3 potrà ancora farlo. C’è ancora un domani, per un futuro più florido del cinema italiano e per chi crede ancora nella forza dei diritti imprescindibili e negli sforzi passati e futuri per l’uguaglianza di genere.
Noemi Giacci