“Qui non è Hollywood”: tra cronaca e finzione, una serie che fa riflettere 

Quando si narra un fatto di cronaca attraverso una serie tv, è di fondamentale importanza sapersi districare tra gli elementi fittizi e la verità sostanziale dei fatti, in modo che i primi – necessari in un’opera basata sulla finzione – non rischino di creare disinformazione.

Un rischio, questo, nel quale sarebbe stato facile incappare producendo la tanto dibattuta fiction “Qui non è Hollywood”, della regia di Pippo Mezzapesa.

La serie, infatti, racconta la verità processuale del delitto della giovane Sarah Scazzi, avvenuto nel 2010 ad Avetrana.

La trama

“Qui non è Hollywood” è una serie tv di quattro puntate ognuna delle quali ripercorre la storia della morte di Sarah dal punto di vista dei quattro personaggi principali della trama: Sarah Scazzi, la protagonista, Sabrina Misseri, Michele Misseri e Cosima Serrano, rispettivamente la cugina, lo zio e la zia della vittima.

Sarah, interpretata da Federica Pala, era una giovane ragazza di quindici anni scomparsa nel 2010. Inizialmente sembrava che si trattasse di un allontanamento volontario o di un rapimento; poi, con il passare del tempo, è emerso che era stata uccisa dai suoi parenti.

A fare da filo conduttore in questi quattro capitoli è il ruolo impattante che la società e i media hanno avuto sulle vite di Sarah, della sua famiglia e delle persone direttamente coinvolte nel delitto.

L’uscita della serie: un po’ di contesto

L’uscita di questa serie tv, che inizialmente portava il titolo di “Avetrana, qui non è Hollywood”, era programmata per il 25 ottobre 2024 ma, due giorni prima, è stata bloccata dal tribunale di Taranto, a seguito del ricorso cautelare d’urgenza di Antonio Iazzi, sindaco di Avetrana, che ha chiesto di vedere in anteprima la pellicola per valutarne la “portata diffamatoria” nei confronti del paese, in quanto il titolo avrebbe spostato l’attenzione del pubblico dal fatto di cronaca al territorio avetranese.

Un’obiezione, questa, accolta dal tribunale e che si è risolta con l’eliminazione di “Avetrana” dal titolo del prodotto.

Scelte coraggiose, nessun pregiudizio

Attraverso un disclaimer presentato all’inizio di ogni puntata, il regista spiega al pubblico che la pellicola non presenta un documentario o una docufiction, ma un’opera di finzione che riporta la verità processuale del noto delitto di Sarah Scazzi.

Pur distinguendo protagonisti e antagonisti, Pippo Mezzapesa e gli autori della serie tv presentano ogni personaggio a 360 gradi: con pregi, difetti, insicurezze e difficoltà da affrontare nella quotidianità.

Da un lato, vediamo Sarah: un’adolescente vulnerabile, insicura ma anche ribelle e, talvolta, lontana da quelle idee di “ingenuità” e di “innocenza” solitamente associate alla giovane età e spesso enfatizzate a tal punto da diventare un cliché.

Dall’altro, ci vengono presentati i suoi carnefici con tratti della personalità molto umani, in cui è facile immedesimarsi: due donne insicure, vittime di una gelosia e di un’invidia che non riescono a controllare, e un uomo che commette un delitto perché “incapace di prendere una posizione”.

Questa scelta – che a prima vista rischia di indurre il pubblico a colpevolizzare le vittime e a giustificare i carnefici – è in realtà una decisione coraggiosa, che offre agli spettatori una visione più realistica dei fatti e il monito che, approcciandosi alla cronaca nera, si ha a che fare con delle persone reali: non con dei personaggi Hollywoodiani, associabili ad “angeli” o “demoni”, ma esseri umani che rispondono delle azioni commesse.

Ed è proprio sulle responsabilità dei personaggi che il regista e gli autori della pellicola si concentrano, nella narrazione dei fatti.

Chi dovrebbe vedere “Qui non è Hollywood”?

Consigliamo questa serie tv a chiunque voglia approfondire la vicenda di Sarah Scazzi. Chi ha seguito il caso dai giornali troverà una narrazione che restituisce alle persone coinvolte qualche sfumatura umana, che all’epoca dei fatti non venne valorizzata. Chi, invece, è troppo giovane per ricordare il clamore mediatico di questa vicenda avrà l’opportunità di conoscere una storia che ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana.

Virginia Revolti