Opus: Venera la tua stella ed essa ti accecherà

In un’edizione del Bif&st che ha dedicato un’intera retrospettiva ad A24, la casa di produzione indipendente statunitense che in pochi anni ha sfornato molti film di successo come Everything Everywhere All at Once, Midsommar e La zona di interesse solo per citarne alcuni, non poteva mancare un suo inedito: martedì 25 marzo è arrivato così al Petruzzelli Opus – Venera la tua stella di Mark Anthony Green, in anteprima in Italia, dove è poi uscito in sala due giorni dopo.

La trama: non è oro tutto quel che luccica…

Dopo alcuni decenni lontano dalle scene, la pop-star degli anni ’90 di fama planetaria Alfred Moretti (John Malkovich) è tornata! Nessuno riesce a crederci, ma la notizia è vera e viene confermata con l’annuncio di un nuovo album in uscita. Il mondo intero impazzisce: a tutti era mancato l’inimitabile Alfred Moretti. Per celebrare l’uscita del disco, Moretti invita un ristretto gruppo di famosi personaggi dell’informazione a passare un weekend esclusivo presso la sua residenza, dove gli ospiti potranno ascoltare in anteprima i nuovi pezzi, in un’esperienza che sarà unica

Tra i fortunati ospiti, l’unica non (ancora) conosciuta è Ariel (Ayo Edebiri), una giovane giornalista di talento a cui il suo capo, lo spocchioso Stan (Murray Bartlett), anch’egli invitato, ancora non ha affidato la “grande storia” per sfondare: per lei, questa è finalmente la possibilità che stava aspettando.

Arrivati presso l’enorme tenuta di Moretti, c’è però qualcosa che non va: lì vivono centinaia di persone aderenti alla misteriosa religione del Livello e tutti sembrano pendere dalle labbra di Moretti. Mentre gli altri, troppo presi dal proprio ego e dall’esclusività dell’occasione, non si accorgono di nulla, Ariel è l’unica a insospettirsi per gli atteggiamenti ambigui dei Livellisti e di Moretti, per il fatto di essere continuamente tenuta a vista e per la sparizione di alcuni ospiti. Così, quello che doveva essere un weekend da sogno si rivela piano piano un incubo micidiale: la comunità livellista altro non è che una setta totalmente asservita al delirante Moretti, la stella che tutti quanti adorano

Venera la tua stella ed essa ti accecherà

L’esordio alla regia dello statunitense Mark Anthony Green è un thriller/horror psicologico dal taglio leggero e divertente che riflette sul nostro rapporto con le celebrità, che spesso sfocia in una mania collettiva, in un vero e proprio culto. Abbiamo ucciso Dio, pare dirci il regista, e l’abbiamo sostituito con dei divi: l’istinto religioso, il bisogno di credere in qualcosa di superiore, si è riconfigurato nell’idolatria di personaggi famosi, cantanti di fama mondiali, attori hollywoodiani, campioni sportivi… Figure che non solo influenzano le mode, il costume e le menti, ma che finiscono per svolgere anche una funzione religiosa: perché le persone abdichino alle proprie coscienze e, totalmente abbindolati, obbediscano alla celebrità di turno, il passo è breve, sembra dirci Green. Già è in atto.

Le conseguenze sociali, ideologiche e politiche di questa relazione distorta con i personaggi famosi sono pericolose e potenzialmente esplosive: questo vuole dirci Opus, ma non solo.

Le responsabilità dei media

Questo infatti è anche un film sui media, delle armi a doppio taglio in grado di fornire narrazioni pensate per far luce su scandali intollerabili e verità scomode, ma che a volte finiscono per dare ancora più rilievo a figure ambigue, se non apertamente criminali, facendo il loro gioco. Anche il giornalismo d’inchiesta, allora, può diventare una mossa di marketing. Più che una dura critica, è la constatazione di un’amara verità da parte di Mark Anthony Green, ex giornalista egli stesso, che però lascia spazio a una speranza finale, che nasce proprio con la presa di consapevolezza del grande potere dei media e delle responsabilità che ne derivano.

Mark  Anthony Green confeziona, dunque, un’opera prima gradevole, con alcuni elementi che potevano essere approfonditi (per esempio, alcune ragioni della religione del Livello), ma con un finale interessante, che lascia intendere che il regista ha ancora varie cose da dire. Vedremo che cosa ci riserverà in futuro.

Emanuela Macci