Georgia e Moldavia: dentro o fuori dall’Ue?

Lo scorso ottobre si sono tenuti due referendum, in Georgia e in Moldavia, per l’adesione all’Unione Europea: i popoli di questi due Paesi hanno manifestato la loro volontà di entrare a far parte della famiglia europea, ma i risultati potrebbero nascondere una realtà più complessa.

Lo status di Paese candidato

I rispettivi governi nazionali hanno presentato, nel marzo 2022, la domanda per ottenere lo status di Paesi candidati ad entrare nella famiglia dell’Unione Europea. La situazione inizia però a farsi più concreta soltanto verso la fine del 2023, quando il Consiglio dell’Unione Europea sancisce l’avvio dei negoziati con Tbilisi e Chisinau. A giugno 2024, poi, la svolta: Georgia e Moldavia ottengono ufficialmente lo status di “Paesi candidati”.

Focus Modavia e analisi del voto

Lo scorso 20 ottobre il popolo moldavo, tramite referendum, ha votato per la modifica della sua costituzione nazionale, chiedendo di inserire la volontà di aderire all’Unione Europea nella carta costituzionale. In un Paese che, storicamente, è sempre stato un crocevia tra i Paesi occidentali dell’Unione Europea e la Russia, la volontà degli elettori si è confermata a un bivio, con il 50,4% che si è espresso per il “sì”, ovvero l’adesione al gruppo dei Ventisette.

Una vittoria risicata che ha spinto il popolo a scendere in piazza, denunciando brogli elettorali e interferenze da parte della Russia, colpevole di aver “influenzato” l’esito finale del voto referendario. Determinante è stato il contributo della cosiddetta “diaspora”, ovvero quella fetta di cittadini e cittadine moldave che vivono all’estero, i quali si sono chiaramente espressi a favore dell’adesione del loro Paese all’Unione Europea, come i loro coetanei residenti nella capitale Chisinau. Invece, il voto è stato diverso nelle zone rurali e più povere del Paese: qui gli abitanti si sono espressi a favore del “no”, dimostrando un avvicinamento verso la Russia.

Maia Sandu, la “iron lady” del futuro anche in Europa?

Contestualmente al referendum sull’Europa, il popolo moldavo ha riconfermato la premier uscente Maia Sandu: 52 anni, avvocato, è una figura nota all’interno della politica moldava, già Ministro della Pubblica Istruzione e leader del partito Azione e Solidarietà. Al primo turno delle elezioni del 2024, che si sono tenute nello stesso giorno del referendum all’Unione Europea, la Sandu ha ottenuto 656.852 voti contro i 401.215 dello sfidante filorusso Alexandr Stoianoglo, che poi verrà definitivamente sconfitto al ballottaggio dello scorso 3 novembre.

Ascolta il podcast realizzato da Strasburgo in attesa del voto!

Focus Georgia e analisi del voto

Un altro Paese “ex – sovietico” che potrebbe risultare decisivo per il futuro e l’allargamento dell’Unione Europea ad est è la Georgia, ex repubblica sovietica. Se la Moldavia sembra già avere uno zampino dentro l’Unione Europea, le cose per la Georgia sembrano andare diversamente: nel 2023 i negoziati e le relazioni con Bruxelles hanno subito una battuta d’arresto dopo l’adozione da parte del governo di una legge che limita l’influenza dei media esteri all’interno del Paese.

Lo scorso 26 ottobre anche il popolo georgiano è stato chiamato alle urne per le presidenziali, un voto che però si trascina dietro di sé la tendenza di seguire Bruxelles piuttosto che Mosca. In questo caso il risultato è stato evidente già dal primo turno, con il partito filorusso e già al governo, “Sogno Georgiano”, risultato vincitore con il 53,92% dei consensi. Un esito che ha scatenato polemiche e rivolte interne tra gli oppositori, scesi in piazza per manifestare e denunciare le interferenze e le manipolazioni russe di questa elezione.

Kakhaber Kaladze, dal calcio alla politica

Il partito “Sogno georgiano” ha tra i suoi principali esponenti Kakhaber Kaladze, ex calciatore del Milan e della nazionale georgiana e attuale sindaco della capitale Tbilisi. Una volta appesi gli scarpini al chiodo, Kaladze ha intrapreso la carriera politica: nel 2012 viene nominato ministro dell’Energia, per diventare poi primo cittadino di Tibilisi nonché figura di spicco nell’estabishment di “Sogno georgiano”.

L’Europa ad Est: speranza o debacle?

Con la riconferma di Donald Trump alla Casa Bianca, gli equilibri nell’Europa orientale sono destinati a cambiare: nonostante la volontà diffusa di Georgia e Moldavia di abbracciare la famiglia europea, i due Paesi hanno dimostrato di avere ancora forti divisioni interne. E con il tycoon americano pronto a tornare sulla scena internazionale, anche nell’ottica del conflitto in corso in Ucraina, gli equilibri nel quadrante orientale ai confini dell’Ue sembrano più instabili che mai.

A cura di Lorenzo Onisto